Un’ovazione che neanche una rock star. E di note rock ce ne sono state, con il refrain da stadio di “Seven Nation Army”. Un esercito di meglio gioventù della ricerca, lo aspetta e lo saluta in coro «Bella Gio’!». Davanti al Dipartimento di Fisica, va in scena un’autentica festa. Sono quasi le 19 alla Sapienza, e si respira un’aria di contagiosa emozione. Felpe, cappellini, occhiali e zainetti, l’orgoglio di essere uniti dalla “leggenda” del professore Giorgio Parisi Nobel per la Fisica. Lo striscione sopra l’atrio grida “It’s coming Rome. Congratulazioni”. Lui si affaccia dalla terrazza e sembra abbracciarli con il sorriso. Il lungo pomeriggio era iniziato con la cerimonia nell’Aula Magna della città universitaria.
Un parterre istituzionale insieme al bel mondo accademico. E alla famiglia, i figli e i nipoti. Il rettore Antonella Polimeni, la ministra dell’Università Maria Cristina Messa, i tanti colleghi, i suoi pupilli, ma soprattutto loro, gli studenti. Chi ha seguito le sue lezioni e fatto gli esami direttamente con lui, chi ha studiato solo sul suo manuale. «Un battesimo del fuoco – lo definisce Lorenzo Tortora studente di Fisica – possiamo dire che racchiude tutto il sapere della Fisica». Giulia Venditti, 28 anni, dottoranda, racconta: «Quando ho sentito la notizia ho urlato come neanche alla finale degli Europei! Come professore? Umano. Con lui ho fatto due esami, uno persino al bar, Calcolo delle probabilità. Lui fa fare gli esami su richiesta, ci si mette d’accordo e poi verbalizza. Al bar eravamo in due studenti, ci ha messo a nostro agio. Ci ha offerto qualcosa, io non ho preso nulla perché ero agitata. È andato bene, ho preso 30. Ma con lui o vieni bocciato o prendi 30».
E la figlia Lorenza: «Siamo tutti appassionati di scienze grazie a lui, è un padre geniale e creativo, inventore di favole della buona notte e ballerino. Adora le danze delle isole greche. Prende anche lezioni. Dice: siccome in fisica sono abbastanza bravo, imparo altre cose. Altrimenti mi annoio». Tutti in piedi, un lungo applauso, l’intera Aula Magna è per lui. «Questo è davvero un giorno importante – dichiara Giorgio Parisi – perché è un riconoscimento per l’università, ma anche un riconoscimento mancato negli ultimi anni. Abbiamo già visto un cambiamento nella scienza italiana, e la speranza è che nella Finanziaria questo cambiamento venga implementato in maniera opportuna. È importante che ci siano cambiamenti strutturali per l’Italia, perché l’Italia sia un paese sempre più accogliente per i ricercatori».
LA PAGELLA DEL LICEO
La Sapienza, sì. Ma anche il Liceo scientifico San Gabriele di Roma, dove tutto ha avuto inizio per Giorgio Parisi. «Pronto buongiorno è l’istituto San Gabriele? Complimenti, un vostro ex alunno ha vinto il premio Nobel per la Fisica». Sorpresa, incredulità. A metà mattinata, la notizia arriva nella segreteria dello storico istituto sulla via Cassia direttamente dai cronisti. Pochi secondi, e la notizia deflagra. «Fa davvero effetto – commenta il preside Raimondo Pietroletti – il San Gabriele ha visto diplomarsi Giorgio Parisi nell’anno ‘65/66. All’epoca la sede era un’altra, in viale Parioli, proprio vicino casa della famiglia Parisi. Poi a metà anni ‘90 il complesso si è trasferito sulla Cassia. Stessa struttura però, non è cambiato nulla: stessa impostazione scolastica, stesso rigore didattico».
Oggi nella sede sulla Cassia in zona La Storta si vedono addirittura i pellegrini che percorrono la via Francigena che passa lì vicino. Il preside Pietroletti, allora, cerca tra documenti d’archivio, registri, annuari. Ecco il registro della maturità 1966. Le pagine sono ingiallite, ma perfettamente ordinate. Si legge in bella grafia elegante “ Giorgio Parisi”, i voti in sequenza: un 7 in italiano, poi tutti 8, ovviamente anche in matematica e fisica, e un 9 in disegno. «Quello che è sicuro è che la passione per la fisica è nata sui banchi del liceo, i primi esperimenti sono stati fatti proprio nel laboratorio dell’Istituto di viale Parioli: molti di quei tavoli, gli armadi sono stati spostati sulla via Cassia, e poi in larga parte modernizzati», racconta Alberto Manodori Sagredo, professore di storia dell’arte, memoria storica del San Gabriele. Sul registro si ritrovano i nomi dei professori di Giorgio Parisi. Spicca anche Ciro Galassi, matematica. «Pensi che negli anni della guerra ha nascosto al San Gabriele alcuni ebrei durante l’occupazione nazifascista», ricorda Manodori Sagredo. L’emozione è tanta. Prossimo passo, un telegramma di felicitazioni per Parisi. E nei prossimi giorni? «Sarebbe bello organizzare un incontro qui a scuola con gli studenti», propone Pietroletti. Fuori, intanto, le mamme che aspettano i figli rivendicano una buona dose di orgoglio.