Fusione a freddo

Facebook
Twitter
LinkedIn

E` passato poco piu` di un anno da quando sui giornali uscirono le prime notizie sulla la fusione fredda ed e` ormai convizione della gran parte degli esperti che il fenomeno non esista, anche se esiste ancora una piccola minoranza di fedeli, che reagisce allo scetticismo generale sviluppando un complesso di persecuzione. Non risulta facile capire come sia stato possibile suscitare un tale interesse per tanto tempo su un fenomeno che non esiste. Dato che ho perduto piu` di un mese nel cercare di formulare una teoria soddisfacente delle fusione fredda e ho anche tentate di organizzare un espirimento per verificarla, puo` essere interessante sentire la vicenda raccontata dal mio punto di vista.

I primi articoli mi raggiunsero mentre stavo in vacanza sulla neve e la mia prima reazione fu di scetticismo completo: si basava sul pregiudizio che la fusione era un campo estremamente ben studiato e che non c’era spazio per scoperte sensazionali di questo tipo; tuttavia ero molto curioso.

Quando tornai a Roma tutti parlavano della fusione fredda e una due volte alla settimana c’erano delle riunioni informali per discutere le ultime novita`. Questo clima di estrema eccitazione era anche dovuto al fatto che all’articolo originale dei chimici Fleshmann e Pons si era aggiunto un secondo articolo del fisico Jones, che confermava la produzione di neutroni. Inoltre una semplice analisi teorica mostrava che il fenomeno non era cosi’ impossibile come sembrava a prima vista e che forse c’erano dei meccanismi nascosti ancora da scoprire.

L’effetto era credibile: era stato certamente osservato da almeno due gruppi diversi (le loro relazione scritte facevano il giro del mondo via fax) e arrivavano notizie via Ansa che affermavano che la fusione fredda era stata riprodotto in varie parte del mondo (Texas, Ungheria, Russia…); sembrava inoltre impossibile che due scienziati di buon livello come Fleshmann e Pons avessero completamente sbagliato l’esperimento in quanto presentavano tre prove diverse diverse dell’avvenuta fusione: il calore, i raggi gamma e i neutroni.

In breve tempo una ventina di gruppi sperimentali in Italia si misero al lavoro per cercare di fare uscire i neutroni da misture di palladio (o titanio) e deuterio; quasi tutti erano ansiosi di trovare dei risultati positivi il piu` presto possibile per aver la gloria di essere stati i primi in Italia ad aver osservato il fenomeno.

Io stesso cercavo febbrilmente di mettere assieme i vari pezzi del puzzle e di proporre un meccanismo con un minimo di plausibilita` per spiegare la fusione fredda nelle celle elettrolitiche. Sembrava teoricamente imposssible che la fusione avvenisse in assenza della corrente elettrica e dopo grandi sforzi, arrampicandomi sugli specchi, ero riuscito a trovare un meccanismo che si basava proprio sugli effetti del passaggio della corrente elettrica. Subito dopo il gruppo di Scaramuzzi, dei laboratori di Frascati, presento` i suoi dati che mostravano la produzione di neutroni in assenza di corrente elettrica, distruggendo la mia povera teoria sul nascere. A distanza di una settimana altri gruppi sperimentali italiani osservarono la fusione, utilizzando tecniche simili a quelle di Scaramuzzi.

Alla fine di aprile del 1989 non sembravano esserci piu’ dubbi (un mio caro amico fisico compro` tre chili di palladio rimettendoci successivamente uno due milioni), tuttavia una spiegazione teorica ragionevole era assente: mentre passavo il tempo a scervellarmi nel cercare una soluzione, avevo voglia di dire “i neutroni non ci sono perche’ non e’ possibile che ci siano”, ma resistevo alla tentazione perche` mi sembrava di mettere la testa sotto la sabbia.

Da quel momento in poi gli eventi incominciarono ad essere sfavorevoli alla fusione fredda; i gruppi sperimentali italiani che l’avevano vista la prima volta non furono piu’ capaci di riprodurla facendo gli esperimenti piu’ accuratamente. Successivamente vennero alla luce tutta una serie di manchevolezze negli esperimento originale di Fleshmann e Pons che diedero il colpo finale.

Anche se un grande ruolo e’ stato giocato dalla fretta, dall’ansia di apparire sui giornali e forse dal desiderio di passare alla storia, (la capricciosita` dei rivelatori a neutroni e` stata anche importante), credo che non sia possibile spiegare l’accaduto senza tener conto del desiderio inconscio dei fisici di cancellare la macchia della bomba atomica e di poter risolvere finalmente i problemi energetici dell’umanita’.