Lo scienziato del disordine con la passione per il sirtaki

di Patrizia Caraveo

Due settimane fa Giorgio Parisi era stato incluso nella Hall of Citation Laureates, un gruppo di scienziati i cui articoli hanno ricevuto un numero di citazioni eccezionalmente alto a riprova dello straordinario interesse della loro ricerca, degna del premio Nobel.

A riprova di questa affermazione, il sito della Clarivate Citation Laureates, nell’annunciare la breve lista dei nomi aggiunti nel 2021, dove, per la fisica, compariva Parisi insieme ad altri due ricercatori, informava che dei 376 scienziati inclusi nella selezionatissima lista, 59 avevano poi ricevuto il premio Nobel. Una probabilità su sei, abbastanza alta per alzare il livello di attenzione, ma abbastanza bassa per tenere a bada l’entusiasmo. Parisi, intervistato da tutti i giornali, si era detto onorato, ma aveva elegantemente dribblato le domande sulla possibilità di vincere il Nobel.

Tuttavia, chi aveva sostenuto che fosse l’anticamera del premio può dire di avere avuto ragione perché il Nobel Committee ha conferito il premio per la Fisica a Giorgio Parisi insieme a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann per i loro importantissimi contributi alla comprensione dei sistemi complessi.

I premiati hanno lavorato in campi diversi. Giorgio Parisi, che riceverà metà del premio, viene riconosciuto per la scoperta dell’interazione tra il disordine e le fluttuazioni nei sistemi fisici dalla scala atomica alle evoluzioni degli storni nei cieli di Roma. L’altra metà sarà divisa tra Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann per i loro lavori sulla modellizzazione fisica del clima. È un Nobel al disordine e alla sua importanza in tutti i campi: dalla fisica alla biologia, dalla matematica all’intelligenza artificiale, dalla scienza dei materiali alla climatologia.

In effetti, a partire dagli anni ’80 Giorgio Parisi ha scoperto l’importanza delle strutture nascoste in materiali complessi senza una struttura ben definita. Ha trovato un certo grado di ordine in una distribuzione all’apparenza caotica tipica del vetro e di alcune leghe metalliche. Le sue scoperte costituiscono un contributo fondamentale alla teoria dei sistemi complessi, ma non esauriscono gli interessi e l’attività di Parisi che è stato un entusiasta e molto apprezzato professore di fisica teorica e di teorie quantistiche all’Istituto di Fisica dell’Università La Sapienza dove al balcone, che ha ospitato innumerevoli cartelloni di proteste studentesche, oggi hanno appeso una lenzuolata di congratulazioni. It’s coming Rome, hanno scritto gli studenti facendo eco allo slogan degli europei di calcio. Un successo che riempie d’orgoglio la fisica italiana, a riprova che la memoria di una grande tradizione non si è persa con il passare del tempo e la mancanza di adeguati finanziamenti.

In effetti, è tutta la ricerca italiana che si congratula con Giorgio Parisi che, dopo oltre mezzo secolo, porta il Nobel in Italia grazie a ricerche svolte in Italia. L’ultimo esempio era stato Giulio Natta con il Nobel per la chimica nel 1963. In questo lasso di tempo altri scienziati italiani hanno ricevuto il premio Nobel per scoperte fatte lavorando all’estero. Parliamo di Renato Dulbecco, Franco Modigliani, Rita Levi Montalcini, Riccardo Giacconi, Mario Capecchi che hanno svolto le loro ricerche negli Stati Uniti e di Carlo Rubbia che ha lavorato al Cern del quale è poi stato Direttore Generale, prima di essere nominato senatore a vita. Non dobbiamo dimenticare altri due premi genuinamente italiani vinti per la letteratura da Eugenio Montale e da Dario Fo.

Ho già fatto le mie congratulazione personali a Giorgio con il quale ho l’onore di fare parte del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica, un gruppo che raccoglie gli scienziati italiani con un grande numero di citazioni nella letteratura mondiale. Anche se solo lui è entrato nella esclusiva lista dei Laureates, fare parte dello stesso club mi ha permesso di apprezzare le qualità umane di Giorgio che non si è mai chiuso nella torre d’avorio della fisica teorica, ma ha sempre accettato il confronto sui temi di maggiore attualità. Non è un caso che, come presidente dell’Accademia dei Lincei, si sia occupato in prima persona della matematica dietro alle previsioni della pandemia e abbia promosso un documento sul cambiamento climatico. Sempre in prima fila per sollecitare attenzione (e finanziamenti) per la ricerca fondamentale per evitare che l’Italia perda i cervelli che le sue Università formano così bene, Giorgio è una persona positiva e ricca di humour. Oltre alla fisica ama il ballo, salsa e sirtaki sono la sua specialità. Se volete vederlo ballare, visitate la sua pagina Facebook. Quanti altri premi Nobel ammetterebbero di avere una doppia vita come ballerini?