Il Nobel per la fisica con il giurista Natalino Irti e Paolo Mieli a confronto al Festival dell’economia di Trento
di Raoul de Forcade
«Gli Usa sono usciti male dalla vittoria che hanno avuto con l’Unione sovietica perché hanno perso il senso di capacità di leadership del mondo. Quello che sarebbe stato assolutamente necessario negli anni ’90 è un grande piano di aiuti alla Russia che usciva dal socialismo, una sorta di piano Marshall per ricostruire Il Paese. Se avessero fatto questo non ci sarebbe Putin».
Lo ha sostenuto Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica 2021, al festival dell’Economia di Trento, nel corso di un dibattito col giurista Natalino Irti (professore emerito Università La Sapienza), intitolato Il mondo che verrà e moderato da Paolo Mieli. La frase di Parisi si inserisce in un articolato excursus sulla situazione economico-politica mondiale, portato avanti dai due accademici dei Lincei.
Un ordine al tramonto
«Un ordine (mondiale, ndr) sta tramontando – ha detto, tra l’altro, Irti – e si va forse delineando un diverso ordine in cui le forze del sottosuolo (il riferimento è alle popolazioni povere del terzo mondo, ndr) possono avere una voce più incisiva».
Incalzato da Mieli sul ruolo dell’Occidente in questo momento storico, Parisi ha ricordato che «l’Occidente conta 500-600 milioni di persone, 400 milioni sono negli Usa e, mettendoci qualche altro Paese, si arriva a 1,5 miliardi; che sono una piccola cosa, rispetto alla totalità del mondo che è di 7 miliardi di persone».
Il mondo cambia
Ha poi sottolineato che nella recente votazione dell’Onu di condanna della Russia “solo” «30 Paesi si sono astenuti. Ma i Paesi che non hanno votato per la condanna dell’invasione russa rappresentano più della metà (circa 4 miliardi, ha precisato Mieli, ndr) della popolazione mondiale. E quelli che non hanno votato per l’espulsione della Russia dall’Onu sono ancora di più. Quindi abbiamo una coalizione importante. È uno dei pochi casi in cui Cina, India e Pakistan hanno votato nello stesso modo. Le cose stanno cambiando».
Parisi ha sottolineato poi che «la Cina ha un Governo che pensa obiettivi di lungo e quello dichiarato è di arrivare nel 2049 in una situazione di economia avanzata. Quindi va lentamente e non ha fretta, perché sa che il suo Pil aumenta dell’8-10% l’anno. E non ha intenzione di procedere con operazioni militari ma attraverso il consenso. Aiuta, ad esempio, i Paesi dell’Africa e dell’Asia».
La Cina non aggredirà Taiwan
Riguardo a Taiwan, Parisi ha aggiunto: «sono assolutamente convinto che la Cina non abbia l’intenzione di prendersi Taiwan con la forza. Penso che aspetti il momento in cui a Taiwan saranno maturi per questo. Ovviamente c’è l’idea anche di riprendersi Singapore ma non faranno l’errore di agire con la forza».